Il Kremer Museum e l’effetto wow nell’architettura virtuale

 In gallerie e musei virtuali

A volte quando si parla di musei e gallerie virtuali quello che manca è l’effetto wow. Spesso ci si limita a una vago apprezzamento ma non si va oltre, non si rimane completamente sbalorditi di fronte alle versioni digitali di architetture reali che comunque svolgono egregiamente il proprio lavoro. Succede perché viviviamo in un modo di effetti speciali, un mondo visivamente spettacolare che continua ad alzare l’asticella delle aspettative. I nostri parametri sono settati sulle scenografie di Blade Runner e Star Wars, e per chi ama i videogame, sulle mirabili visioni architettoniche di Myst, Riven e Guild Wars, giusto per citare gli esempi più storicizzati. E’ come se ci fossero due tipi di visione: c’è quella legata a tutto ciò che ha un sapore vintage, dove si apprezzano valori come l’atmosfera, l’intimità, l’artigianalità, lo shabby chic, il senso rassicurante di un passato prevedibile, e poi c’è il futuro quotidiano, il futuro in progress che va in scena ed evolve ad ogni ora del giorno, da cui si pretendono cose mirabolanti. Un’architettura, per il solo fatto di essere virtuale, deve avere in sé qualcosa di sensazionale, deve colpire, non basta che funzioni bene.

E comunque di progetti che suscitano questo “effetto wow” ce ne sono in giro, anche nell’ambito dei musei virtuali. Uno dei più spettacolari è il museo in realtà virtuale creato per ospitare i capolavori della Kremer Collection. Ideato due anni fa dall’architetto Johan van Lierop, è un progetto paradigmatico per quanto riguarda le buone pratiche dell’architettura virtuale: è un complesso monumentale che sfida la legge di gravità, stupisce ed emoziona, allineandosi perfettamente con le architetture più innovative del nostro tempo. L’autore, Johan van Lierop, titolare dello studio Bouwery, è un professionista di primo piano: tra i nomi di spicco dello Studio Libeskind, ha lavorato presso Saanen-Knoups Architecten (NL) e da Steven Holl Architects (New York), collaborando al progetto per il Nelson-Atkins Museum of Art a Kansas City e presso TEN Arquitectos (New York), dove ha fatto parte del team per il concorso del Guggenheim Museum in Guadalajara, Mexico.

Nell’architettura virtuale del Kremer Museum, che non si rifà ad alcuna versione nel mondo fisico, una struttura avveniristica e classica al contempo diventa lo scrigno per custodire i 74 capolavori della prestigiosa collezione, dedicata alla pittura olandese del Seicento. Fulcro del museo, che si può visitare con Oculus, è un’enorme sfera su cui sono accennate le nuvole di un cielo da dipinto olandese del Secolo d’Oro. La sfera, definita da una sorta di esoscheletro, sovrasta cinque ponti radiali che paiono sospesi nel vuoto, che conducono alla galleria, organizzata lungo un anello che nel tempo può essere duplicato a piacere, in una serie di cerci concentrici, rendendo flessibile lo spazio espositivo. Van Lierop, poi, ha avuto la grande intuizione di sospendere i quadri discostandoli dalle pareti, in modo che si potesse vedere anche il retro delle tele. Come ha detto lui stesso, “Guardare il retro di questi vecchi dipinti è come guardare nel loro passaporto: vi si scopre il loro viaggio attraverso segni nel tempo, note personali, francobolli o persino cicatrici. È un’esperienza molto intima che non sarebbe possibile al Louvre.”

Post recenti

Inizia a digitare e premi Enter per effettuare una ricerca