Il metaverso da collezione (via Wired)

 In immersive art & storytelling

Il metaverso è intangibile, è il territorio di tutto ciò che è impalpabile e sfuggente. Il metaverso è insapore, inodore, incorporeo, e tendenzialmente è agli antipodi di tutto ciò che è concreto nell’accezione più immediata del termine. Tutto questo non si concilia con l’idea di collezione: da che mondo e mondo si raccolgono cose concrete, oggetti che abbiano una loro presenza fisica ben definita (e va bene che ci sono anche gli NFT, ma è un’altra storia). E allora cosa significa, che il metaverso non si può collezionare, che tutto il passato e il presente dei mondi virtuali è archiviato esclusivamente nei server? Non è detto. Fin dagli anni ‘70, agli albori dei mondi virtuali, con M.U.D., si sono prodotte anche testimonianze non digitali degli universi sintetici, che si trattasse di manuali di istruzioni, gadget, illustrazioni, action figure e altro.

Quei reperti in molti casi sono ormai storicizzati, fanno parte della cronaca dei mondi virtuali, sono essenziali per raccontare quell’epopea. Penso al cartoncino con l’invito per la presentazione di Dior in Second Life, agli artwork realizzati per Everquest, a certi kit di Minecraft in versione Lego. Non so se esista un museo con questo tipo di oggetti, ma sicuramente sarebbe un posto interessante da visitare.

Su wired.it un mio articolo con 15 oggetti del mondo reale òegati al metaverso.

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