Second Life is the new Riviera. Il sottile piacere del virtuale vintage e una grande retrospettiva per capire il mondo di ieri

 In virtual vintage

Di questi tempi vanno di moda le repliche della Terra, sul genere di Earth2 e di vPark. E allora si potrebbe pensare di creare anche una specie di atlante per i mondi virtuali di tendenza, che ultimamente cominciano ad essere di nuovo tanti. Le destinazioni più in voga sono i mondi basati sulle blockchain. Si parla tanto di cryptovaluta e allora bisogna per forza andare a fare shopping di NFT, di opere d’arte non fungibili, in qualche galleria di Decentraland o di CryptoVoxels. Prima di partire si cambiano un po’ di Ether, e con il wallet elettronico bello gonfio si va alla scoperta delle ultime novità, come se si facesse una capatina tra gli stand di Miami Art Basel. I più snob optano per la grafica pixellata, quella alla Minecraft, per intenderci, e si fanno un weekend a The Sandbox, un mondo ipergriffato dove sono arrivati brand nerdissimi come Atari o marchi molto trasversali, come i Puffi. Altri scelgono Somnium Space, dove ci sono avatar molto originali, da incontrare anche con Oculus. Se invece si cerca l’avventura classica si va sul sicuro in Fortnite, dove si può combattere in vari scenari più o meno futuribili.

E il glorioso mondo della seconda vita, il decano del metaverso, al centro dello stanco mantra di chi ripete allo sfinimento “Che fine ha fatto Second Life?”. Comincia ad essere un mondo per chi ama andare alla ricerca del tempo perduto, ad essere un po’ la Riviera dei mondi virtuali, un luogo in cui lasciarsi andare ai ricordi e alla nostalgia del mondo virtuale di ieri. Second Life come Rapallo?

I giovani, quando hanno tempo, frequentano i mondi delle blockchain o giocano a Cyberpunk 2077, chi ha ancora una mentalità giovane va nei mondi tipo Sinespace, un mondo molto customizzabile che è un po’ come l’Harley Davidson del metaverso. Io sono legato a Second Life. Ci sono legato profondamente, per mille ragioni, ma riconosco che è diventato un po’ old school, che non vuol dire che ha fatto il suo tempo, anzi. Solo che i giovani hanno altri interessi: il virtuale per loro è più che altro una curiosità. La trilogia di Matrix, Il tagliaerbe (film importante ma molto discutibile), tutti i film con le prigioni virtuali degli anni Novanta, sono un fenomeno da boomers, fanno parte di un altro immaginario. I mondi virtuali non sono paesi per giovani: chi ha sognato con Neo o con Johnny Menemonic non sogna con Ready Player One, non va a Oasis, e viceversa.

I giovani si divertono di più a trafficare con le stampanti 3D, a cimentarsi con qualcosa di reale, con un nuovo artigianato da makers. E’ vero che adesso, complice anche la pandemia, si è tornati a parlare tanto di virtuale, ma mi pare che si seguano tante direzioni, che non ci sia un unico filone. Prima le gallerie virtuali, che sono una via di mezzo tra il virtuale spinto e un virtuale edulcorato, poi i mondi basati sulle blockchain, poi la crypto arte. Si passa di fiore in fiore, si assaggiano varie esperienze virtuali, e poi si lasciano lì. Quel che rimane, però, è la storia. In ogni passaggio si definiscono delle correnti, ci sono artisti che in un modo o nell’altro lasciano delle tracce. Per questo, aldilà di ogni considerazione, è giusto documentare, raccontare, monitorare quello che succede, e non solo le opere degli artisti consolidati, che nel loro passaggio fugace nel metaverso offrono una variante di ciò che già fanno nel mondo reale. E per cortesia, non ci si nasconda dietro il dito, rifiutando in toto una cultura parallela che esiste e va considerata.

A questo proposito, da sempre fa un gran lavoro di archiviazione e conservazione Rosanna Galvani, fondatrice del Museo del Metaverso, un centro espositivo culturale di riferimento che era nato in Second Life e poi qualche tempo fa ha traslocato in Craft World, un mondo virtuale basato su open-sim. Negli anni Rosanna Galvani, Roxelo Babenco all’anagrafe del metaverso, non si è mai stancata di raccogliere, catalogare, proteggere opere che altrimenti sarebbero finite nel dimenticatoio, o peggio avrebbero rischiato di essere cancellate. Tanti gli eventi curati da Rosanna nel corso degli anni, a testimoniare un’attenzione e una pazienza rare. E dopo una lunga preparazione, oggi, venerdì 19 marzo in Craft World, si inaugura l’ultima sua fatica, una ricchissima mostra retrospettiva su Second Life, che copre il periodo dal 2006 al 2012. Promotori dell’iniziativa sono il Museo del Metaverso, fondato in Second Life nell’anno 2007 da Rosanna Galvani e Diabolus CARP (Cybernetic Art Research Project), uno spazio artistico fondato da Velazquez Bonetto e Josina Burges nel 2008. Si tratta di un impegno notevole. Per organizzare la mostra, nata da una chiacchierata tra me e Rosanna, Velazquez Bonetto ha costruito appositamente una struttura espositiva chiamata “Museo Voxel” (per inciso, il voxel è l’equivalente spaziale del pixel, un’unità di misura del volume), composta da tre unità: lo spazio in cui sono presentate le opere, il laboratorio e il deposito. In mostra, la collezione d’arte Second Life 2006-2012 del Museo del Metaverso e dell’o spazio artistico Diabolus CARP.

L’esposizione, da intendersi come il primo capitolo di una più ampia retrospettiva, comprende dieci sezioni, in cui compaiono le opere di alcuni degli artisti e dei creativi più rappresentativi di SL, che si sono espressi con varie tecniche e forme espressive, dall’arte figurativa alle installazioni, dalla cyber art alle sculture immateriali. Tra le sezioni, il Virtual Diversity Project, realizzato in collaborazione con Koinup (storica piattaforma creata per condividere l’arte creata nei mondi virtuali), una parte dedicata a Second Front (gruppo famoso per le performance in Second Life), una al laboratorio artistico di Caerleon, una al teatro, e addirittura una ai manifesti realizzati per i più importanti eventi artistici realizzati in Second Life, una vera chicca per intenditori.

Chi ha vissuto quei momenti si lascerà prendere dall’emozione, gli altri scopriranno delle cose interessanti. E comunque si vivrà un’esperienza immersiva nel vintage, che è uno dei caratteri più interessanti del virtuale, che a volte pare sia apprezzato soprattutto quando invecchia, quando un po’ di polvere si è depositata su opere dirompenti che volevano fare rumore e ora accarezzano il cuore di chi ricorda i bei tempi andati.

Retrospettiva su Second Life 2006 – 2012. Opening 19 Marzo h. 21,30, Uqbar, Craft, Opensim.

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