Il Piccolo Museo Virtuale di Automi & Co. di Settimo Marrone

 In gallerie e musei virtuali, virtual vintage

Chissà se esiste un museo dei musei virtuali? Ogni tanto parlando con amici o leggendo i post su Facebook si scopre qualcosa in più, e magari qualcuno in qualche università si sta occupando di censirli. In questo ideale museo dei musei troverebbe sicuramente posto il Piccolo Museo Virtuale di Automi & Co., un progetto all’avanguardia ideato da Settimo Marrone, alias Artematiko, che nel 2002 strutturò questa idea in anticipo sui tempi, per la sua tesi di laurea in Scenografia, all’Accademia di Belle Arti di Bologna.

Il progetto del Piccolo Museo Virtuale di Automi & Co., la cui storia è raccontata su Artematiko, il blog dell’artista, ha tutto il fascino del virtuale vintage. I verdi accesi e i toni violacei tipici dei videogame di quegli anni, le forme spigolose, le texture marezzate, sono inconfondibili e a distanza di tempo assumono una personalità ancor più spiccata.

Ci sono ambienti come la hall circolare, da cui si accede alle sale interattive con notizie e curiosità sulla storia degli automi, o la Sala delle Domande, popolata da enormi statue parlanti che raccontano con un solo colpo d’occhio un periodo d’oro della ricerca sull’estetica dell’architettura virtuale. Come ci ha spiegato Marrone, “prima del museo avevo cominciato a innalzare strutture virtuali per interesse personale. Ricordo, per esempio, che mentre frequentavo il corso di scenografia, mi feci la ricostruzione di un teatro virtuale per aiutarmi nella progettazione.


La cosa mi aveva entusiasmato così tanto che tentai più volte di coinvolgere i miei professori in Accademia, ovviamente con poco successo. Del resto tentare di creare interesse in una cosa così astratta, virtuale, era difficile, perché la visione del prodotto finito creava stupore, certo, ma era un metodo poco adatto a insegnanti che avevano sempre lavorato in analogico. Nonostante tutto, Marrone, che ha la tempra dell’artista visionario, non si è mai scoraggiato. “Con il mio amico e compagno di corso, Federico Marchese, decidemmo di unire le forze per un’esame di design. Ci venne chiesto di progettare un ambiente di cui non ricordo le caratteristiche.

Il santuario.

Federico sapeva dei miei lavori virtuali, li aveva visti e mi propose di disegnare un santuario, un posto che non era fatto per una specifica religione, ma potesse essere un luogo di meditazione per chiunque. Ne fui entusiasta. Cominciammo la collaborazione e Federico mi mostrò le splendide tavole con bozzetti e i vari profili del magnifico santuario colorato. Cominciai la progettazione, a strutturare la base e le prime colonne. Prima dell’esame chiedemmo un confronto con il prof per mostrare cosa stessimo facendo. L’accademia aveva dei computer, ma erano difficilmente accessibili, e per sicurezza, mi portai il mio pc desktop, in caso non potessimo usare quelli della scuola. La valigia piena di pc, compreso il monitor stava diventando una mia caratteristica. La sala pc era disponibile, quindi mostrammo il work in progress del nostro progetto al prof di design. Fu stupito, ma non tanto quando scoprì che quello che vedeva era contenuto in un floppy. Il modello della base del Santuario, con tanto di movimento dell’acqua, era contenuto in uno spazio di 1,44 MB. E fu addirittura interdetto quando gli spiegai che “no, non avevamo speso un capitale nell’acquisto di un software come poteva essere Archicad, ma poco più di 90.000 lire (circa 45 euro)” per un software che avevo comprato in un supermercato.

Era Home Space Designer della Cosmo Software, un software che non esiste più, con il quale era possibile progettare in Vrml (Virtual Reality Modeling Language). Ho trovato alcune immagini del layout di H.S.D. a questo link. Dopo la revisione positiva, Federico si unì alla realizzazione virtuale e imparò in poco tempo ad usare il programma. Così ci davamo il cambio al mio pc, soprattutto di notte, perché di giorno eravamo impegnati nelle costruzioni di scenografie per il teatro lirico e a seguire i corsi.
L’esame andò benissimo. Non so se riuscirò mai a trovare il supporto su cui ho salvato il Santuario: tra la rottura di pc e i miei numerosi traslochi, molto materiale e documenti sono andati perduti. Ma se lo ritroverò, farò un breve video”.


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